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SUPERCOMPENSAZIONE: IL MATTONE PER COSTRUIRE NOI STESSI

I miei allievi me l’avranno sentito ripetere almeno un milione di volte: ogni seduta d’allenamento è un mattone per costruire quello che vogliamo diventare.
È una metafora che utilizzo molto spesso quando parlo con i miei atleti, prima e dopo la seduta di allenamento, e che nella maggior parte dei casi, hanno sempre colto e messo in pratica alla perfezione.
Questo concetto ha l’ambizione di aiutarli a concentrarsi ogni volta sulla singola seduta d’allenamento, sul qui ed ora, senza soffermarsi troppo sul lungo periodo.

Non voglio essere frainteso, l’obiettivo deve essere sempre ben chiaro, ma concentrarsi solo su questo rischia di alienare l’atleta da quello che sta facendo e dai risultati che sta guadagnando giorno dopo giorno .
Nella maggior parte dei casi le persone abbandonano la palestra perché tendono a concentrarsi esclusivamente sul risultato finale e si scoraggiano poi quando i risultati tardano ad arrivare.

Non è solo una questione di quanto impegno fisico uno mette nell’allenarsi ma è soprattutto l’atteggiamento mentale che le persone hanno nell’affrontare il loro percorso sportivo.
L’esempio più eclatante si ha nelle arti marziali. Il 90% di chi si presenta alla prima lezione pone questa domanda: “Quanto tempo dovrò impiegare per prendere la cintura nera?” Domanda legittima, ma quello che rispondo sempre è che non c’è soltanto la cintura nera ma prima ci sono tante altre cinture altrettanto importanti. Se perdiamo di vista il nostro “hic et nunc” succederà quello che succede nella maggior parte dei casi dei neopraticanti di arti marziali: smetterà entro i primi due mesi.

Non smetterò mai di sottolineare a tutti l’importanza di focalizzarsi sulla singola seduta d’allenamento.
Per capire meglio questo concetto e renderlo più concreto, vorrei accantonare per un attimo questi concetti filosofici, per entrare un po’ più nel pratico portando delle evidenze scientifiche.

Il nostro mattone, quello con cui costruiamo noi stessi in ogni seduta d’allenamento ha un nome, si chiama “supercompensazione”.
Per capire a fondo di che cosa si tratta, dovremmo usare concetti tecnici che andrò via via a scomporre per cercare di rendere più semplice possibile la lettura di questo articolo.
Partiamo dal concetto biologico che l’organismo, per sua natura, cerca sempre di mantenere uno stato di omeostasi, in modo da potersi sempre adattare allo stress prodotto dall’ambiente.
Durante la nostra seduta d’allenamento inizia un processo nel quale, dopo l’applicazione dell’input di stress, il nostro corpo si adatta a tali sollecitazioni, per mantenere l’omeostasi.
Questo adattamento allo stress si chiama supercompensazione.

Quindi, la nostra seduta d’allenamento genera stress al nostro organismo, il nostro organismo per riprendersi da tale stress avrà bisogno di un determinato tempo di recupero e una volta recuperato completamente raggiungerà la fase di supercompensazione.
In questa fase si ha una risposta adattiva dell’organismo, che lo porterà oltre il livello iniziale.

Ci tengo a sottolineare che quest’effetto di supercompensazione, non è solo una risposta fisiologica ma è anche una risposta neurologica. Infatti, dopo l’ultima seduta di allenamento avremo assimilato a livello neuro motorio gli schemi che ci servono per riprodurre quei gesti in modo più efficiente. In oltre avremo acquisito maggior sicurezza delle nostre capacità e avremo molta più consapevolezza di noi stessi.

Tornando all’aspetto fisiologico di questo fenomeno, per rendere progressivo e costante il nostro percorso di crescita, bisognerà applicare il successivo carico nel momento del picco della supercompensazione.
Questo infatti è il momento in cui bisogna essere davvero bravi o si rischia di incorrere nei due errori più frequenti:

  1. Allenarsi troppo presto, senza permettere al corpo di aver recuperato del tutto (rischio di infortuni, overreaching e nei peggiori dei casi overtraining …)
  2. Saltare la seduta d’allenamento o lasciare che passi troppo tempo tra una seduta e l’altra. In questo caso avremo addirittura un peggioramento della condizione iniziale, il cosiddetto detraining (deallenamento).

Arrivando alle conclusioni il concetto è molto semplice: il nostro corpo reagisce a degli stimoli che devono essere dati con costanza e continuità per costruire al meglio la nostra struttura e solo così questa può crescere costantemente nel perfetto equilibrio corpo – mente.

Questo è quello che significa mettere un mattone alla volta, seduta dopo seduta per costruire qualcosa di molto più grande.
Dobbiamo tenere questo concetto sempre presente dentro di noi, come una voce interiore che prima di ogni allenamento ci da la carica giusta e ci motiva ad andare avanti.

Niccolò Bartolazzi Menchetti

Istruttore CrossFit 2° Liv.
Maestro Brazilian Jiu Jitsu

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