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GRASSO ADDOMINALE

Quante volte ci siamo domandati come eliminare la classica pancetta? Quante volte abbiamo usato tecniche di allenamento o alimentari senza raggiungere alcun risultato?

Per prima cosa c’è da fare una distinzione tra grasso sottocutaneo addominale e grasso viscerale.
Il primo è quello che si riesce facilmente a pinzare (plica), mentre il secondo si lega agli organi interni e non è visibile.
Il grasso viscerale è ritenuto erroneamente il più pericoloso mentre è importante sottolineare che entrambe le tipologie portano ad insulino resistenza. Quindi meno grasso addominale e viscerale abbiamo e meglio è. La differenza sta proprio nella risposta che hanno i due tipi di tessuto adiposo in relazione all’insulina.
Quest’ultima è un ormone prodotto dal pancreas che blocca la lipolisi, il che significa che quando si alza oltre i livelli basali gli adipociti (cellule grasse) smettono di immettere nel flusso ematico gli acidi grassi e quindi li trattengono. Questo funziona meno per il grasso viscerale, che è resistente a questa azione dell’insulina ed ha dei pro e dei contro.
Il vantaggio è che il grasso viscerale è il primo che viene metabolizzato se seguiamo una dieta ipocalorica, mentre dall’altra parte lo svantaggio di questo tipo di grasso è dato dal fatto che nelle diete ipercaloriche, che quindi stimolano maggiormente l’insulina, il grasso viscerale continua ad immettere nel flusso sanguigno acidi grassi e questa porta ad avere concentrazioni elevate di acidi grassi e glucosio nel sangue, che porta di conseguenza ad un conflitto tra il metabolismo lipidico e quello glucidico. Ecco perchè il grasso viscerale viene correlato con tutte le patologie metaboliche o la sindrome metabolica.

Ritorniamo ora al focus di questo articolo, il grasso sottocutaneo addominale, quello estetico.
Vi sarà sicuramente capitato di notare che negli uomini viene accumulato principalmente a livello dell’addome mentre nelle donne prevalentemente su cosce e glutei. Perchè è cosi?
La risposta è fornita dal rapporto tra gli ormoni estrogeni e androgeni.
Per gli uomini, questo rapporto fa si che le lipoproteine lipasi (altri ormoni che catturano acidi grassi e li fanno immagazzinare in determinate zone) siano più attive a livello addominale, mentre nelle donne queste lipoproteine sono più attive su cosce e glutei. Quando una donna entra nella menopausa, i livelli ormonali (anche il rapporto quindi) si modificano e le lipoproteine lipasi addominali prendono il sopravento su quelle delle cosce e gluei e, così, anche la donna inizia ad accumulare grasso nella pancia.
Si pensava che le diete chetogeniche e low carb ,diete da sempre ritenute, erroneamente, in grado di non alzare l’insulina, fossero più idonee per dimagrire a livello addominale, visto che il tessuto adiposo è molto sensibile all’insulina e che un suo innalzamento oltre i valori abituali blocca la lipolisi.
Se così fosse avremmo trovato la soluzione e vedremmo, praticamente tutte le estati, uomini e donne al mare con la classica tartaruga o six pack. Ma cosi non è, come anche voi avrete notato. Questo perchè altri ormoni intervengono, uno in particolare simile all’insulina che si attiva quando mangiamo un buon quantitativo di acidi grassi e che, quindi, fa in modo che accumuliamo grasso, se siamo predisposti.

L’unico modo reale per perdere peso, compreso quindi il grasso ostinato, è stare in uno stato ipocalorico prolungato, ma non basta.
Inizialmente per perdere un po’ di grasso ci basterà rispettare una dieta ipocalorica. Qualora la nostra intenzione sia quella di arrivare a basse percentuali di adipe, per togliere quel tessuto adiposo sempre presente nella pancia/glutei/cosce l’unico modo è quello di aumentare il deficit calorico/energetico. Poco piacevole da dire forse ma non ci sono alternative. Altrimenti il nostro corpo adotterà tutti quegli adattamenti metabolici messi in atto per preservare l’omeostasi e mantenere quindi anche quel grasso ostinato.
E’ abbastanza intuitivo che avere, nel tempo e con costanza, dei deficit calorici anche marcati è raccomandabile e consigliabile solo nel caso si abbia a che fare con persone che hanno un TDEE (consumo energetico giornaliero) già elevato. Contrariamente a quanto detto, con un TDEE basso non sarà possibile scendere ulteriormente di deficit calorico, sopratutto non sarà possibile mantenere quel deficit nel tempo, perchè questi soggetti saranno predisposti ad avere adattamenti metabolici, meno conversione di ormoni tiroidei, non si sentiranno bene, non riusciranno ad allenarsi correttamente e riusciranno a tenere la dieta ipocalorica per poco tempo prima di avere attacchi di fame incredibili, vista l’insostenibilità della dieta, troppo restrittiva. .
Al contrario, se abbiamo aumentato il nostro TDEE tramite l’aumento del Neat, o fatto un reset metabolico nei casi in cui è necessario, si potrà partire con un TDEE più alto così che i margini per poter tagliare e scendere così da poter intaccare il grasso ostinato saranno più ampi e il deficit più sostenibile.

Dal momento che serve un taglio calorico importante è bene avere una buona base di partenza (alto TDEE), la prima cosa da fare sarà quindi quella di fare un lavoro di costruzione metabolica, di lavorare sul metabolismo, che non si alza né si abbassa ma possiamo incidere su altri parametri che vanno a migliorare la nostra capacità di assumere più calorie e, una volta fatto questo, si potrà fare un taglio graduale e costante nel tempo, così che poi nel corso di 4/6 mesi si potrà riuscire ad ottenere quei risultati che non si sono mai raggiunti.

REFERENCE:

ANDREA BIASCI – PROJECT INVICTUS

Alessandro Magnoni

Laureato in scienze motorie sportive e della salute

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